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A-H - Bomba d'acqua
"Bomba d'acqua" o come nasce un neologismo.
Tutti coloro che lavorano nel mondo della comunicazione, sia essa televisione, carta stampata o internet, cercano sempre la massima visibilità. Più il titolo fa sensazione maggiori saranno le visualizzazioni dell'articolo. Nei primissimi anni di questo secolo qualcuno ebbe la brillante idea (sia inteso senza ironia) di inventare il modo di dire "bomba d'acqua". Vuoi mettere quanto preoccupi di più, ad esempio, un articolo "Bomba d'acqua su Roma" invece di "Nubifragio a Roma"? Le letture/visualizzazioni schizzano alle stelle.
In questo caso gli altri giornalisti non hanno avuto alcuna alternativa se non seguire quel geniaccio che aveva coniato il modo di dire, pena vedere i propri articoli sprofondare nell'anonimato rispetto alla concorrenza.
Ed il pubblico? Ha, come si suol dire, abboccato con tutte le scarpe, ed inizia ad usare correntemente il modo di dire, prima le persone più semplici, poi via via gli altri.
I metereologi, invece? Sono infastiditi da questa definizione, che non appartiene assolutamente al loro glossario, e quando è possibile lo rimarcano.
Quindi le "bombe d'acqua" non esistono: sono solo un'invenzione mediatica per catturare l'attenzione.
Parliamo, perciò, di un modo di dire totalmente ex novo? No, e chi ha qualche anno in più (diciamo fino a quando le goliardate non portavano a punizioni draconiane) se lo ricorda. Le bombe d'acqua erano i palloncini che nelle classi superiori si riempivano d'acqua, e dal primo piano si lasciavano cadere sui compagni che entravano. La versione "più pesante" era quella da caserma, dove si faceva lo stesso con i preservativi, si sperava sempre puliti.
N.B. Questo articolo è presente sia nella sezione "giornalisti" che in quella "modi di dire". © 2020 - Tutti i diritti riservati - Singoli collegamenti ipertestuali o citazioni sono permessi solo riportando la fonte Cercom.com - A-H Pagina letta 11361 volte |