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Errori di tutti - Domestico per nazionale
Si dice che la madre degli ignoranti (sì, anche quella) sia sempre incinta. Oggi torniamo a parlare di coloro che introducono parole straniere, quasi sempre dall'inglese ma di derivazione latina, con un significato che in italiano non hanno. Lo fanno a volte perché sentono il bisogno di dare un tono più internazionale al proprio linguaggio, altre per spirito di gregge, oppure (comunque e sempre) per ignoranza.
Abbiamo esaminato recentemente i casi di "veterano", "desolato", "devastato" e molto altro. Oggi tratteremo del rapido aumento dell'uso di "domestico" al posto di "nazionale", con un significato derivato dalla lingua inglese, che in italiano però non ha mai avuto: da noi domestico (aggettivo) si riferisce alla casa, per l'appunto domus in latino.
Nell'arco di poco più di un mese ho sentito commettere questo errore da due politici, due giornalisti, un alto ufficiale ed un professore universitario. Mai dalla cosiddetta gente comune, a dimostrazione di quanto sia "colto" (uso ironico) questo errore. Tra un po', probabilmente, lo sentiremo anche nei discorsi tra amici al bar.
Alcuni anni fa, tanti ma non moltissimi, lavoravo in un'agenzia pubblicitaria. Assumemmo pro tempore un traduttore (no? va bene: un traduttore free lance!) per trasporre una pubblicità di una nostra consorella inglese in italiano. La sua traduzione di domestic flights con voli domestici fece accapponare la pelle a tutti ed il poveretto fu rispedito a casa. Oggi, probabilmente, qualcuno inizierebbe a non trovare più tanto strana quella traduzione.
Mentre scrivo ricorre il settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri, ed essendo un amante della fantascienza ho immaginato come, in un ipotetico viaggio nel tempo, interagendo col sommo poeta, il mio defunto nonno avrebbe avuto molti meno problemi a capire, ma soprattutto a farsi capire, di un mio futuro nipote. Probabilmente adesso ogni dieci anni anni la lingua italiana cambia (in genere definitivamente) più di quanto una volta lo facesse in 50 anni. Si sta irreversibilmente imbastardendo. Sì, lo so, è una stima campata in aria, ma mi sembra del tutto verosimile. Calcoliamo: se pensate che tra il mio defunto nonno ed il mio ipotetico nipote, intercorreranno ben più di 100 anni alla nascita, e che Dante è morto da 700... Va bene, va bene, basta così, è inutile continuare: comunque ci siamo capiti.
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