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Inclusivo o comprensivo?

 

Le parole, a volte, sono come gli amori nella canzone di Venditti, "fanno dei giri immensi e poi ritornano". In questo articolo tratteremo alcuni esempi di "andate e ritorni".

 


Confidente o fiducioso?

 

L'esempio più involuto di questa sorta di andata e ritorno è "confidente" usato al posto di "fiducioso", brutto errore tipico degli italo-americani e recentemente diffuso da un nostro politico di primo piano che, zoppicante nell'italiano (come per altro nell'inglese), non perde occasione di ripetere di essere "confidente che gli italiani..." invece di essere "fiducioso che gli italiani...". Ma, come vedremo, pur essendo l'errore più brutto tra quelli elencati in questa pagina, è tutto sommato un "ritorno a casa".

 

Innanzi tutto bisogna distinguere tra il verbo "confidare", la sua forma coniugata oltre che sostantivo "confidente" ed il sostantivo "confidenza" che, partiti etimologicamente dalla stessa matrice, si sono differenziati nei secoli.

Confidare viene dal latino "cumfidere", derivato a sua volta da "cum fide" (con fiducia) e significa sia "avere fiducia" che "dire con fiducia qualcosa che non deve essere divulgata".

Confidente è colui o colei a cui si confida qualcosa o, in alternativa, l'esatto contrario, colui che confida, con un esempio tipico dato dai collaboratori di giustizia (o delatori).

La confidenza è invece, restando in tema tra i molti significati possibili, qualcosa che viene detta in genere in privato con il più o meno tacito patto che non venga divulgata.

Derivano poi da questa stessa matrice decine di varianti e significati (come confessare e confessarsi), ma per restare in tema è meglio non andare oltre.

 

Torniamo quindi al punto: si dice "sono confidente" o " sono fiducioso"? Esclusivamente "sono fiducioso". Questo per lo meno in italiano, mentre in inglese "confident" significa, soprattutto ma non solo, proprio "fiducioso". Quindi, se "tu vuo' fa' ll'americano" dirai confidente invece di fiducioso, idem se parli un italiano veramente arcaico o intendi dire di essere un collaboratore di giustizia, oppure anche, più semplicemente, se sei ignorante.


 


Esaustivo o esauriente?

C'è poi l'uso, brutto e del tutto inutile, di esaustivo al posto di esauriente, entrato nella nostra lingua dal marketing della dominante lingua inglese, sia pur partendo dal latino (exhaustus) e passando per il francese. E' un'aggiunta totalmente superflua alla nostra lingua, visto che entrambe le forme hanno esttamente lo stesso significato.


 


Inclusivo o comprensivo?

 

Andate e ritorni: è il caso del latino "inclusivus"; entrato direttamente nell'inglese (inclusiv) e da questa lingua tornato, attraverso il marketing, a noi nel bruttissimo "inclusivo". Sarà meglio dire "comprensivo", quando possibile.

Già, quando possibile: inclusivo, infatti, sarà anche un brutto neologismo, ma va a riempire un piccolo vuoto nella lingua italiana, col significato "che comprende", "che include", "che accoglie al suo interno", ecc.. Ma perché, "comprensivo" forse non lo fa? Sì e no, o quanto meno non sempre.

Forse la spiegazione più chiara è con un esempio tra i tanti: pensate ad un Presidente del Consiglio che dicesse (come fanno tutti, anche se non sempre in questi termini) "Il mio Governo sarà comprensivo di tutti gli italiani": non è proprio la stessa cosa di inclusivo e, se vogliamo, anche poco chiaro. Certo, "inclusivo di tutti gli italiani" fa accapponare la pelle, ma rende immediatamente l'idea, anche se sarebbe meglio dire "Il mio sarà il governo di tutti gli italiani". Quindi inclusivo, sia pur brutto, non può essere considerato un errore grave: introdurre nuovi termini per colmare lacune, anche parziali, di una lingua è un processo naturale.


 


Massivo o massiccio?

 

Un giro più complesso lo ha fatto il francese "massif", entrato nell'italiano come "massiccio" e nell'inglese come "massiv" e da questa lingua arrivato a noi, attraverso il linguaggio del marketing, come massivo. Sarà decisamente meglio dire massiccio, parola in uso nell'italiano da secoli.


 

Insomma, massivo, inclusivo ed esaustivo non sono un buon italiano, tutt'altro, ma sono errori lievi (non confidente che resta grave), diciamo più una forte mancanza di eleganza. Sarebbe certamente meglio non servirsene nel linguaggio quotidiano e, soprattutto, nei discorsi pubblici, ma nel bel mezzo di una riunione di marketing o pubblicità sono forme quasi "dovute". Se invece lo fate per sentirvi particolarmente "fichi" o dispensatori di cultura, sappiate che non a tutti apparirete come tali.


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