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Si dice inclusivo o comprensivo?
Questa è la storia di un errore minore, quasi un non errore. E' innanzi tutto una storia di andata e ritorno: il latino " inclusivus" entrato direttamente nell'inglese ("inclusiv") e da questa lingua tornato, attraverso il marketing, a noi nel bruttissimo "inclusivo". Sarà, infatti, certamente meglio dire "comprensivo", quando possibile.
Già, quando possibile: inclusivo, infatti, sarà anche un brutto neologismo, ma va a riempire un piccolo vuoto nella lingua italiana, col significato "che comprende", "che include", "che accoglie al proprio interno", ecc.. Ma perché, "comprensivo" forse non lo fa? Sì e no, o quanto meno non sempre.
Forse la spiegazione più chiara è con un esempio (reale) tra i tanti: pensate ad un Presidente del Consiglio che invece di dire "Il mio Governo sarà inclusivo di tutti gli italiani" dica "Il mio Governo sarà comprensivo di tutti gli italiani": non è proprio la stessa cosa e, se vogliamo, anche poco chiaro. Certo, "inclusivo di tutti gli italiani" fa accapponare la pelle, non depone a favore della cultura linguistica di chi lo dice, ma rende immediatamente l'idea, anche se sarebbe meglio dire "Il mio sarà il governo di tutti gli italiani".
Quindi è meglio evitare inclusivo, molto brutto, anche se l'utilizzo non può essere considerato sempre un grave errore: introdurre nuovi termini per colmare lacune, anche parziali, di una lingua è un processo naturale. © 2020 - Tutti i diritti riservati - Singoli collegamenti ipertestuali o citazioni sono permessi solo riportando la fonte Cercom.com - Politici Pagina letta 11315 volte |