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Utilità
A-H - Defilarsi...

 

Da anni assistiamo all'uso improprio di defilarsi e defilare, soprattutto nelle cronache calcistiche.

 

Defilarsi e defilare trovano il loro utilizzo originario nel linguaggio militare, ma sono verbi entrati nell'uso comune oramai da secoli, soprattutto il riflessivo. Derivano da "levarsi dalle fila".

 

Nell'ambito dell'italiano (corretto) di tutti i giorni defilarsi vuol dire sottrarsi alla vista, andarsene senza farsene accorgere, andarsene alla chetichella, andarsene insalutato ospite, ecc.; sempre. In alcuni casi può voler anche dire scansare un lavoro, un obbligo. Defilare, invece, dovrebbe restare soprattutto nell'ambito militare, come levare dalla vista del nemico un plotone o quanto altro. Tutti questi usi sono corretti.

 

Dalla fine del secolo scorso, nel linguaggio delle cronache calcistiche, si è iniziato ad adoperare defilarsi e defilare quasi sempre a sproposito.

 

Ma qual è un uso corretto e quale è errato? Defilarsi, soprattutto se unito anche alla lontana ad un'idea di movimento, vuol sempre dire "andarsene senza dare nell'occhio", ma, per l'appunto, andarsene, non profilarsi per farsi vedere, decentrarsi e simili. Nessuna eccezione: l'uso con questi significati (quindi con il movimento) è un errore. Classico pasticcio linguistico: "il calciatore x si defila sulla destra" detto durante un'azione attiva di gioco significa, in italiano, che cerca di lasciare il campo sulla destra senza farsi vedere: qualsiasi altro significato è linguisticamente arbitrario nonché ridicolo.

 

In una situazione statica è possibile che un calciatore sia defilato se è fuori dal gruppo (quindi inteso quasi come nel gergo militare): ad esempio, su un calcio d'angolo, "tizio attende defilato fuori dall'area". Ma, per l'appunto, non c'è movimento.

 

Mai, in nessun caso, defilarsi ha il significato di profilarsi, farsi vedere, o andare (movimento!) fuori dalle fila: al contrario!

 

Insomma, un gran pasticcio, e chi proprio non sa distinguere tra gli usi corretti (pochi) e quelli errati, farebbe meglio ad evitare l'uso di questo verbo. Ma come sono nati e si sono diffusi questi inutili nuovi utilizzi scorretti?

 

Innanzi tutto si può sicuramente affermare che il primo utilizzatore non deve essere stato un gran cultore della lingua italiana. Chi lo ha seguito, poi, lo ha fatto per ignoranza e conformismo. Questi usi scorretti sarebbero gravi errori di italiano. Bisogna, però, tener presente che ormai è cresciuta un'intera generazione ascoltando questi utilizzi, e che ignora che siano errati (anzi fa fatica a crederlo): si tratta di un esempio di evoluzione della lingua, anche se perpetrata nell'ignoranza. Certo, se questa nuova generazione avesse ascoltato esclusivamente telecronache o radiocronache di Sandro Ciotti, Nando Martellini o Bruno Pizzul, avrebbe appreso un italiano migliore.


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