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Benvenuti! Se ancora non ci conoscete, questo sito è uno spazio "catartico", tenuto da volontari che soffrono per le continue storpiature della nostra lingua, e proprio di questo ci occupiamo. Chi cerca spiegazioni meramente nozionistiche (di grammatica, lessico, pronuncia, sintassi, etimologia, ecc., ecc.), però, resterà deluso: gli rimarrà, comunque, la scelta tra molti altri siti specializzati, alcuni veramente autorevoli.
In questo sito potete trovare: - solo articoli con dietro una storia,
- per il piacere di risolvere dubbi,
- raccontando sempre la genesi dell'errore o quanto meno il perché,
- cercando di dare risposte chiare, complete e, possibilmente, piacevoli.
Quindi qui non troverete: - leoni da tastiera;
- fustigatori indignati del malcostume linguistico;
articoli dove ci si riferisce a qualcuno in particolare con nome e cognome (gli errori non sono mai personali e quando accade lo sono solo per un attimo, perché trovano subito un nuovo padrone) spiegazioni dotte per pochi eletti, dove chi scrive lo fa compiacendosi della propria cultura ma non per interessare coinvolgendo (tanto che se un errore non ha dietro almeno un minimo di storia che possa intrigare, non lo pubblichiamo).
Chi collabora qui lo fa gratuitamente e senza secondi fini, se non quello di difendere la moderna lingua italiana. Tenetelo presente tutti, collaboratori e lettori.
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Le ultime 2 news
Da qualche mese ci pervengono quasi esclusivamente articoli “arrabbiati”, a volte addirittura astiosi, contro questo o quell’errore e chi lo commette: non è ciò che volevamo. Sembra che stia venendo meno la voglia di trattare gli argomenti con la leggerezza di toni che sta alla base di questo sito. Eufemisticamente parlando abbiamo forti dubbi sul continuare, perciò
mettiamo questo sito in vendita.
Siccome, però, potrebbero volerci anche degli anni, nel frattempo continueremo a pubblicare gli articoli consoni alle nostre regole che dovessero pervenirci e, chissà, nel frattempo potremmo anche ripensarci.
A voi che ve la prendete per i tanti strafalcioni, diciamo di soprassedere e sorridere, sempre che ci riusciate: tanto, di ignoranti è pieno il mondo, perchè dovrebbero mancare tra i giornalisti, i politici, sui forum, e ogni tanto magari davanti a voi nello specchio? Ma se proprio la faccenda vi accalora troppo, allora vi suggeriamo, come dicono i nostri giornalisti sportivi, un bel “cul in brec” (cooling breack = pausa rinfresco/ristoro) e una risata.
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Da qualche mese ci pervengono quasi esclusivamente articoli “arrabbiati”, a volte addirittura astiosi, contro questo o quell’errore e chi lo commette: non è ciò che volevamo. Sembra che stia venendo meno la voglia di trattare gli argomenti con la leggerezza di toni che sta alla base di questo sito. Eufemisticamente parlando abbiamo forti dubbi sul continuare, perciò
mettiamo questo sito in vendita.
Siccome, però, potrebbero volerci anche degli anni, nel frattempo continueremo a pubblicare gli articoli consoni alle nostre regole che dovessero pervenirci e, chissà, nel frattempo potremmo anche ripensarci.
A voi che ve la prendete per i tanti strafalcioni, diciamo di soprassedere e sorridere, sempre che ci riusciate: tanto, di ignoranti è pieno il mondo, perchè dovrebbero mancare tra i giornalisti, i politici, sui forum, e ogni tanto magari davanti a voi nello specchio? Ma se proprio la faccenda vi accalora troppo, allora vi suggeriamo, come dicono i nostri giornalisti sportivi, un bel “cul in brec” (cooling breack = pausa rinfresco/ristoro) e una risata.

Si dice che la madre degli ignoranti (sì, anche quella) sia sempre incinta. Oggi torniamo a parlare di coloro che introducono parole straniere, quasi sempre dall'inglese ma di derivazione latina, con un significato che in italiano non hanno. Lo fanno a volte perché sentono il bisogno di dare un tono più internazionale al proprio linguaggio, altre per spirito di gregge, oppure (comunque e sempre) per ignoranza.
Abbiamo esaminato recentemente i casi di "veterano", "desolato", "devastato" e molto altro. Oggi tratteremo del rapido aumento dell'uso di "domestico" al posto di "nazionale", con un significato derivato dalla lingua inglese, che in italiano però non ha mai avuto: da noi domestico (aggettivo) si riferisce alla casa, per l'appunto domus in latino.
Nell'arco di poco più di un mese ho sentito commettere questo errore da due politici, due giornalisti, un alto ufficiale ed un professore universitario. Mai dalla cosiddetta gente comune, a dimostrazione di quanto sia "colto" (uso ironico) questo errore. Tra un po', probabilmente, lo sentiremo anche nei discorsi tra amici al bar.
Alcuni anni fa, tanti ma non moltissimi, lavoravo in un'agenzia pubblicitaria. Assumemmo pro tempore un traduttore (no? va bene: un traduttore free lance!) per trasporre una pubblicità di una nostra consorella inglese in italiano. La sua traduzione di domestic flights con voli domestici fece accapponare la pelle a tutti ed il poveretto fu rispedito a casa. Oggi, probabilmente, qualcuno inizierebbe a non trovare più tanto strana quella traduzione.
Mentre scrivo ricorre il settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri, ed essendo un amante della fantascienza ho immaginato come, in un ipotetico viaggio nel tempo, interagendo col sommo poeta, il mio defunto nonno avrebbe avuto molti meno problemi a capire, ma soprattutto a farsi capire, di un mio futuro nipote. Probabilmente adesso ogni dieci anni anni la lingua italiana cambia (in genere definitivamente) più di quanto una volta lo facesse in 50 anni. Si sta irreversibilmente imbastardendo. Sì, lo so, è una stima campata in aria, ma mi sembra del tutto verosimile. Calcoliamo: se pensate che tra il mio defunto nonno ed il mio ipotetico nipote, intercorreranno ben più di 100 anni alla nascita, e che Dante è morto da 700... Va bene, va bene, basta così, è inutile continuare: comunque ci siamo capiti.
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Si dice che la madre degli ignoranti (sì, anche quella) sia sempre incinta. Oggi torniamo a parlare di coloro che introducono parole straniere, quasi sempre dall'inglese ma di derivazione latina, con un significato che in italiano non hanno. Lo fanno a volte perché sentono il bisogno di dare un tono più internazionale al proprio linguaggio, altre per spirito di gregge, oppure (comunque e sempre) per ignoranza.
Abbiamo esaminato recentemente i casi di "veterano", "desolato", "devastato" e molto altro. Oggi tratteremo del rapido aumento dell'uso di "domestico" al posto di "nazionale", con un significato derivato dalla lingua inglese, che in italiano però non ha mai avuto: da noi domestico (aggettivo) si riferisce alla casa, per l'appunto domus in latino.
Nell'arco di poco più di un mese ho sentito commettere questo errore da due politici, due giornalisti, un alto ufficiale ed un professore universitario. Mai dalla cosiddetta gente comune, a dimostrazione di quanto sia "colto" (uso ironico) questo errore. Tra un po', probabilmente, lo sentiremo anche nei discorsi tra amici al bar.
Alcuni anni fa, tanti ma non moltissimi, lavoravo in un'agenzia pubblicitaria. Assumemmo pro tempore un traduttore (no? va bene: un traduttore free lance!) per trasporre una pubblicità di una nostra consorella inglese in italiano. La sua traduzione di domestic flights con voli domestici fece accapponare la pelle a tutti ed il poveretto fu rispedito a casa. Oggi, probabilmente, qualcuno inizierebbe a non trovare più tanto strana quella traduzione.
Mentre scrivo ricorre il settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri, ed essendo un amante della fantascienza ho immaginato come, in un ipotetico viaggio nel tempo, interagendo col sommo poeta, il mio defunto nonno avrebbe avuto molti meno problemi a capire, ma soprattutto a farsi capire, di un mio futuro nipote. Probabilmente adesso ogni dieci anni anni la lingua italiana cambia (in genere definitivamente) più di quanto una volta lo facesse in 50 anni. Si sta irreversibilmente imbastardendo. Sì, lo so, è una stima campata in aria, ma mi sembra del tutto verosimile. Calcoliamo: se pensate che tra il mio defunto nonno ed il mio ipotetico nipote, intercorreranno ben più di 100 anni alla nascita, e che Dante è morto da 700... Va bene, va bene, basta così, è inutile continuare: comunque ci siamo capiti.

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